L'Itinerario


OASI NATURALE GOLE DEL SAGITTARIO

 L'antica strada per Scanno.

    • Sviluppo chilometrico: circa 5 km;

    • Dislivello: 260 mt;

    • Tempo di percorrenza totale: ore 2,30;

    • Difficoltà: escursionistiche;

    • Cartografia: IGM Fg 152 I NO (Anversa degli Abruzzi);

    • Segnaletica: nessuna.

 


            Riferimenti storici e bibliografici

            Al 1792 risalgono le notizie sul percorso delle gole che Michele Torcia inserisce nella sua opera "Itinerario nei Peligni". Con grande suggestione egli descrive l'ambiente e non manca di dare una serie di informazioni puntuali sull'itinerario. All'epoca l'attraversamento delle gole avveniva sul fondo, con la strada, poco più di un largo sentiero, che costeggiava il corso del fiume.

            Alla metà del XIX secolo risalgono le descrizioni dei viaggiatori inglesi Robert Craven (1837) e Edward Lear (1846). Un particolare interessante è il fatto che il Craven enumera lungo le 6 miglia delle gole ben 8 ponti e numerose cascate. Il Lear ha invece tracciato, come sua abitudine, alcuni preziosi disegni che ritraggono scorgi paesaggistici lungo l'itinerario, che ancora oggi è possibile riscontrare.

            Nell'opera "Regno delle due Sicilie" Giuseppe Tanturri nel 1853 avanza l'ipotesi che l'antica strada coincidesse con l'asse viario romano Via Numicia, che collegava la conca Peligna ad Aufidena (Alfedena).

            La nuova carrozzabile per Scanno, di epoca Umbertina, ha di fatto sostituito l'antico percorso, cancellandone gran parte dell'asse viario e arrecando con i lavori di costruzione notevole degrado in alcuni punti delle gole; come infatti lamenta lo scrittore-esploratore Enrico Abbate nella sua "Guida d'Abruzzo": Tra i danni constata la scomparsa della grande cascata d'acqua al Ponte dell'Inferno.

            Altre interessanti descrizioni delle gole sono nel periodico n. 5 de "Il secolo XX" e in "Italia artistica", che contengono belle foto d'epoca di Emilio Agostinoni (1912).

            Nel 1924 una pubblicazione del Club Alpino Italiano "Tra i monti del Lazio e dell'Abruzzo" inquadra le gole ormai viste dall'alto della nuova carrozzabile. Ma all'epoca il fiume Sagittario (prima della costruzione della diga di San Domenico) scorreva ancora sul fondo della gola, tra alte pareti dirupate.

            Itinerario

Dall'Oasi di Fonte Cavuto si risale la strada interpoderale lasciandosi sulla destra, in alto, il profilo dell'abitato di Anversa degli Abruzzi. In basso i ruderi di due mulini, di cui quello più piccolo serviva alla macina del piombo per lo smalto delle ceramiche. Immediatamente dopo si entra nell'ambiente delle gole che si impone con le alte e selvagge pareti rocciose.

            Oggi il paesaggio non si presenta "pauroso e bello", come lo descrive il Lear, ma triste, sia per l'assenza dell'acqua e quindi di vegetazione lussureggiante, sia perchè l'antico percorso è praticamente scomparso sotto le frane naturali, i materiali di risulta della nuova strada e i rifiuti.

            Il percorso prosegue con lieve pendenza, stretto tra le pareti rocciose, fino in località La Foce, dove in alto sulla destra si può scorgere ancora il sito dell'antica cascata dell'Acqua dei Colli, ora captata dall'acquedotto comunale. Più in là la vecchia strada scavalcava il fiume su di un ponte (Ponte dell'inferno), originariamente in legno e risaliva la costa sulla sinistra. Anche qui la pietraia ha invaso la sede stradale. Ancora oggi risultano evidenti tratti dell'antico asse, protetti a valle da rocce scavate o da muri a secco.

            L'itinerario continua ora più ampio verso il bivio per Castrovalva, di cui si scorge la parte alta del paese. Giunti all'attuale bivio della strada Statale si apre un tratto pianeggiante e la traccia prosegue sulla sinistra della Statale, come dimostra la macerina a monte, per poi continuare al centro del la valle, scavalcando la Statale.

 

 

Castrovalva

Nella valletta sottostante Castrovalva si rinvengono ancora i vecchi terreni coltivati. Nella Piana si trova un vecchio edificio (mulino) ora adibito ad agriturismo. Immediatamente a valle ci sono i ruderi di un edificio di una certa consistenza, probabilmente destinato a stazione di posta dei cavalli, per quanti attraversavano il territorio.

            Nella pianura l'antico asse stradale scompare, riducendosi a tracce di sentiero nella boscaglia. L'alveo del fiume è evidenziato dalla presenza di salici che ne perimetrano la sponda. La vegetazione si fa qui folta, con fusti di noci, pioppi e sulle pendici laterali querce, ginepro e prati d'edera.

            Sulla sinistra della valle, parallelo alla Statale, core per circa mezzo chilometro un canale pensile, realizzato con muri a secco, che serviva a deviare l'acqua per i pochi campi e per attivare le macine del mulino. Anche qui si rinvengono piante di salici.

            Si arriva così al ponte a "due luci", dove i resti di una discarica rivelano la vicinanza della strada. Attraversati il ponte il terreno continua con andamento largo e pianeggiante, fino ad un arco naturale costituito da una barriera di roccia che taglia lo stretto fossato, alla cui base l'acqua ha scavato una galleria parzialmente occultata da detriti e sepolta dalla vegetazione. La roccia fa da ponte per raggiungere la sponda destra (nel senso di marcia) e quindi la Statale 17, caratterizzata in questo tratto da un alto muro di contenimento in cemento armato.

            Si prosegue sulla sinistra del fiume in lieve pendenza prima e poi decisamente in salita. In questo tratto numerosi detriti hanno invaso la sede del vecchio itinerario. Superata la pietraia il percorso si accosta alla parete rocciosa, presentandosi in buono stato di conservazione. Un muro a secco dell'altezza media di due metri protegge a valle la sede stradale e conduce ad un varco stretto tra la parete della montagna, a suo tempo scavata, e un piccolo poggio roccioso. Il varco costituisce una piccola sella per riaccedere di nuovo a valle, dove si rinviene un'altro muro a secco.

            Alla fine della discesa il fiume presenta una formazione di rocce "tenere" modellate dall'acqua che forma piccoli rivoli e cascatelle, già descritti dal Torcia. Si superano due grandi massi rivestiti di edera, per rientrare nel folto della vegetazione che continua fino al Ponte Reniccio. La valle si fa ora stretta e l'antico sentiero è difficilmente individuabile. Una piccola traccia lungo la sponda del fiumiciattolo èp praticabile a fatica.

            Quando la valle torna a farsi larga, in profondità si scorge il Pizzo Marcello. La vegetazione si arricchisce di alberi d'alto fusto, con caratteristico portamento verticale, alla ricerca della luce: carpini, salici, noci, pioppi. Il sentiero continua costeggiando a destra la statale, fino al ponte ad arco, al Km 20. La valle si restringe fino all'attuale tunnel. Un poggio roccioso rivestito d'edera ripara la strada dal fiume.

            Il vecchio tracciato, occupato dalla nuova carrozzabile non è più visibile. Al di là del tunnel che fora Serra Stucco, la sua sede si presenta larga e pianeggiante sulla destra del fiume, in direzione dei "Mulini di Villalago", dove ha termine il territorio di Anversa, ma non l'antico itinerario che, superando la Gola di San Domenico, conduceva a Villalago e quindi a Scanno.