Abbigliamento e attrezzature

a cura di Giancarlo Guzzardi

Equipaggiamento e materiale permettono all’escursionista di vivere comodamente in montagna, anche ad alta quota ed eventualmente di sopravvivere alle soste forzate nelle emergenze dovute a fattori imprevedibili come il maltempo improvviso e altri pericoli oggettivi (caduta di pietre, nebbia, freddo).

Da molti anni le statistiche del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino dimostrano che molti incidenti in montagna sono causati proprio dalla mancanza di equipaggiamento e da un non adeguato abbigliamento.

Và da se quindi che sulla dotazione personale di ogni escursionista bisogna porre una particolare attenzione che, estesa ai gruppi accompagnati, vuol dire una preoccupazione prioritaria per l’accompagnatore su tutto ciò che riguarda l’equipaggiamento e l’abbigliamento di ogni singolo membro del gruppo.

Senza entrare in merito alla tipologia dei capi di abbigliamento e alle loro caratteristiche, che meglio si possono desumere su una delle tante opere specializzate sull’argomento, ci si può limitare a dire che gli indumenti devono essere:

- caldi: sia per impedire le perdite di calore che per proteggere dal freddo;

- leggeri: per ovvi motivi legati al peso complessivo da portare con se nello zaino;

- solidi: molte fibre artificiali oggi realizzate resistono molto bene all’abrasione;

- comodi: da mettere e togliere facilmente, realizzando quel vestire “a strati” utile a tutte le quote;

- funzionali: per muoversi bene su ogni tipo di terreno.

Inoltre è molto importante che essi siano impermeabili e che si asciughino anche rapidamente.

Non bisogna sottovalutare poi gli itinerari che si svolgono a quote modeste o non presentano difficoltà alpinistiche: il temporale è sempre in agguato, anche nelle giornate più terse e poi i disagi si possono provare anche per una lunga esposizione al sole. Un piccolo contrattempo può portare via del tempo prezioso e in montagna, anche in agosto, non è piacevole restare in canottiera dopo il tramonto del sole. Di conseguenza bisognerà pur sempre prevedere oltre ad indumenti leggeri anche un buon maglione (meglio se in fibra sintetica) e una giacca a vento impermeabile, da portare in fondo allo zaino anche nella bella stagione.

Occhiali e berretto per il sole, crema protettiva antisolare o strumenti come la bussola, l’altimetro e la carta topografica, non abbandoneranno mai la tasca dello zaino.

Anche a millecinquecento metri un brusco cambiamento del tempo può far precipitare velocemente la temperatura, per cui un berretto di lana e un paio di guanti torneranno certamente utili. Una leggera mantellina antipioggia di nylon oltre a riparare dalle intemperie, all’occorrenza può servire per tanti altri scopi.

Inutile raccomandare che per muoversi bene in montagna e senza soffrire inutilmente bisogna avere sulle spalle uno zaino decente e ancor più un paio di scarponi adeguati. Per una escursione tipo un paio di pedule leggere da trekking và benissimo, ma la scelta di queste ed altre cose entreranno automaticamente a far parte del bagaglio di conoscenze personali, dopo aver fatto un po’ di esperienza, altrimenti si ricorrerà al solito amico più esperto. 

Per quanto riguarda il resto dell’equipaggiamento, importantissime sono la borraccia e una piccola torcia elettrica (meglio se frontale); quest’ultima oltre a tornare utile col buio della notte, può servire a lanciare segnali luminosi in caso di emergenza o a illuminare una grotta. Un pronto soccorso ridotto al minimo, che in genere nelle gite accompagnate fa parte del bagaglio dell’Accompagnatore, può contenere semplicemente qualche cerotto, della garza, del disinfettante, un batuffolo di ovatta e una benda.

             Alimentazione

L’alta quota (dai 2500 metri in su) incide sul dispendio di energie da parte dell’organismo per l’incremento dell'attività metabolica che si ha sia a riposo che sotto sforzo, per l’aumento dell’attività cardiaca, per l’aumento della respirazione, per le particolari condizioni dovute alla ventilazione, all’irraggiamento e ad altri fattori che richiedono un adattamento fisiologico da parte dell’escursionista e dell’alpinista.

Ma la mèta di molte ascensioni, in genere, è contenuta sotto la soglia dei 1500 metri, fascia altitudinale dove le situazioni di cui sopra incidono in maniera minima sull’organismo e sul suo metabolismo.

Occuparsi quindi del dispendio energetico inerente le escursioni  a bassa e a media quota vuol dire quindi occuparsi più del cosiddetto lavoro muscolare che delle tematiche inerenti la quota. In particolare la lunghezza del percorso, la velocità di percorrenza, la pendenza, le condizioni climatiche, il rapporto tra peso trasportato e peso corporeo. Questi sono i parametri in grado di influire sul dispendio energetico, ed in funzione di questo quadro va regolato il regime alimentare da adottare.

E` ovvio che il carico di materiale ed equipaggiamento è piuttosto modesto o irrilevante in questo genere di escursioni, ma non vanno sottovalutate le condizioni generali del fisico: dieci chilogrammi di peso nello zaino incideranno maggiormente nelle persone al di sotto del peso forma o peso fisiologico, dato dalla statura, dall’età, dal sesso e dalla struttura corporea propria del soggetto.

L’abbassamento della temperatura, poco significativo a queste quote, è oggi neutralizzato dall’avvento di indumenti fabbricati con fibre di nuova generazione, che all’alto potere termico uniscono caratteristiche di leggerezza e impermeabilità.

Non resta quindi che il lavoro muscolare legato alla prestazione atletica, tra le cause del dispendio energetico dell’escursionista, che va reintegrato attraverso il cibo. Ma il costo in termini energetici in questo caso (modesta escursione a quote medie), al contrario di quanto si creda, non è molto alto: un’escursione in giornata della durata massima di 6/8 ore richiede un dispendio massimo di 1300/1400 calorie (calcolabili in base all’età e al peso corporeo). Questo fabbisogno non pone problemi in termini di quantità di cibo da ingerire, piuttosto di qualità, quindi conoscere le caratteristiche e il diverso apporto energetico dei vari alimenti è quanto mai importante.

Ogni persona nel proprio organismo, in base al peso corporeo, mantiene una riserva di energie a cui il metabolismo attingerà nel caso di bisogno; questo è valido soprattutto per le proteine e per i lipidi (grassi). Per quanto riguarda i glucidi, gli zuccheri derivanti dai carboidrati, che sono i primi ad entrare in circolo per la produzione di energia, bisognerà porre un’attenzione particolare, perché essi sono i primi ad essere “bruciati” e quindi il loro apporto immediato è importantissimo.

Una buona colazione da sola è in grado di apportare quasi la metà del fabbisogno energetico richiesto da un’escursione moderata,  a cui si aggiungeranno nelle brevi soste effettuate durante il percorso una reintegrazione di zuccheri sotto forma di dolci, frutta secca e fresca. A metà giornata qualche alimento più sostanzioso con un minimo di grassi e proteine, tipo formaggio, salumi, banane. Senza ricorrere ad altri prodotti sintetici, un discreto stimolante del sistema nervoso centrale è il caffè, a cui può unirsi della cioccolata.

Per quanto riguarda i liquidi occorrerà che essi siano continuamente reintegrati nell’organismo e per mezzo di essi anche gli importanti sali minerali, persi durante le fasi della salita attraverso l’intensa sudorazione, ma anche la respirazione. La disidratazione è uno dei fenomeni le cui conseguenze in montagna, spesso sottovalutate, possono raggiungere livelli veramente critici.

Da una cosa bisognerebbe astenersi durante le ore della salita: dall’uso di alcool; facilmente è causa di euforia riducendo così la soglia di concentrazione e di senso critico, abbassa la resistenza dell’organismo alla fatica e non apporta sostanziali energie utilizzabili nell’esercizio fisico.

             Macchina fotografica e binocolo

Premesso che queste attrezzature sono facoltative e non indispensabili ne ai fini di una escursione ne a quelli della sicurezza in montagna, ma legate soprattutto ad un interesse di tipo soggettivo -il solo che può supportare la scelta di avere un peso in più nello zaino-, c’è da dire che oggi ormai delle ottime apparecchiature con un buon rapporto prezzo-qualità-peso, sono alla portata di tutti e diffuse ormai a livello di massa. E` superfluo quindi consigliare di portare con se una piccola fotocamera compatta: ci regalerà momenti emozionanti anche molto tempo dopo una gita in montagna, aiutandoci non solo a ricordare le caratteristiche dei luoghi visitati, ma anche a rivivere le stesse emozioni con gli amici, proiettando le immagini più belle. Per i più colti poi la fotografia può essere un mezzo di lavoro e di studio, attraverso i quali rilevare e registrare gli elementi salienti dal punto di vista geologico, botanico, zoologico, archeologico ecc. di un determinato territorio.

Per tutte le notizie sulle tecniche fotografiche, sui materiali e sulle apparecchiature è bene rivolgere lo sguardo in libreria: i testi specializzati sono una moltitudine, tra cui alcuni buoni testi sulla fotografia naturalistica, intesa come l’insieme delle varie specializzazioni come la foto di paesaggio, la macrofotografia, la fotografia degli animali nel loro ambiente, la foto di architettura, il ritratto ambientato e altro ancora.

Una sola cosa si potrebbe dire ancora a proposito: la tecnologia in campo fotografico ha raggiunto livelli fino a pochi anni fa impensabili; oggi anche le più piccole fotocamere di prezzo modesto, forniscono immagini di discreta qualità. Per cui una bella fotografia non sempre è frutto di attrezzature raffinate e particolare perizia tecnica, la maggior parte delle volte è solo questione di sensibilità personale a filtrare attraverso un obiettivo quello che la natura ci mette sotto il naso.

Sulla fotografia digitale rimandiamo alle pagine del sito che trattano questo argomento.

            Per quanto riguarda il binocolo, strumento che costituisce parte integrante del bagaglio del naturalista o dell’alpinista, si può dire che esso oltre ad avere una forte valenza per il semplice fatto di essere strumento indispensabile per l“osservazione”, intesa nel senso più ampio del termine, può diventare utilissimo in una zona da noi poco conosciuta, aiutandoci a rilevare caratteristiche e riferimenti del territorio, altrimenti non leggibili sulla carta.

Anche per i binocoli vale quanto sopra detto a proposito delle fotocamere: una scelta molto ampia, per tutti i gusti e per tutte le tasche. La decisione su quale binocolo acquistare, può essere in questo caso un po’ più difficile, per una serie di motivi.

Innanzitutto non è assolutamente vero che un binocolo con il massimo degli ingrandimenti sia quello che permetta di osservare meglio; sicuramente però è quello più difficile da tenere in mano, sia per il suo peso che per il fatto che le vibrazioni minime della mano si trasferiscono automaticamente al soggetto osservato, rendendo l’immagine in continuo movimento.

L’ingrandimento massimo consigliato è di 10 x, cioè qualsiasi cosa vista attraverso il binocolo apparirà dieci volte più grande che se vista a occhio nudo.      

Un altro numero importante da tenere presente nella scelta è costituito dal diametro della lente anteriore dello strumento, per esempio 40. Il rapporto tra questo numero e gli ingrandimenti ci da il diametro della pupilla d’uscita del binocolo: più questa è grande più il binocolo sarà “luminoso”, più è piccola più difficile sarà la messa a fuoco e l’immagine in movimento. Un buon rapporto tra i due fattori si colloca tra 4 e 5, per esempio un binocolo 8 x 40 o 10 x 50. La forma dello strumento, la sua impermeabilità, il suo peso sono altri elementi che concorrono nella scelta: ma se non si cercano prestazioni più che specialistiche è meglio rimandare la soluzione a momenti in cui la nostra esperienza possa sopperire a simili dubbi.

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