Archeo
Pitture rupestri in Valle Peligna
Quelle in Valle Peligna sono forse tra le prime pitture rupestri rinvenute in Abruzzo, conosciute in seguito soprattutto per le caratteristiche tipologiche inconfondibili.
Due sono le stazioni, presenti entrambe sul Monte Morrone, a quote decisamente alte rispetto la pianura. La prima, facilmente raggiungibile, è ubicata all'imbocco di un canalone che taglia perpendicolarmente la montagna in prossimità dell'Eremo di S. Onofrio; la seconda, di più difficile localizzazione, è posta su una stretta cengia rocciosa, a quota 680 metri s.l.m., sulle Balze del Morrone di Pacentro, alla base di una parete verticale ove a circa 5 metri da terra si apre una cavità alta e stretta, ancora non ben esplorata.
Le pitture delle Balze di Pacentro si presentano come un insieme di figure in color ocra, ancora in buono stato. Sono evidenti le sembianze antropomorfe in figure stilizzate ove si possono leggere facilmente gli elementi del corpo umano, un tronco, la testa su cui si staglia un copricapo, le braccia, le gambe ed i piedi; questi ultimi elementi schematizzati come nel disegno di un bambino. Una veste copre le figure o quello che sembrerebbe avere la parvenza di un mantello i cui tratti verticali ed orizzontali, farebbero pensare ad una larga veste realizzata in più sezioni, con pelli di animale, come in un patchwork. Alcuni segni in corrispondenza delle mani probabilmente rappresentano un qualche tipo di arnese.
L'insieme esprime certamente un momento rituale, con la presenza di figure sacerdotali, stregoni, sciamani, dall'aspetto decisamente ieratico. Il pannello si trova su una scaglia posta nella parte superiore di una piccola cavità, alta e profonda poco meno di un metro, al cui interno sul pavimento si apre una concavità poco profonda e dall'andamento circolare, che potrebbe essere una buca naturale successivamente allargata artificialmente. Se la presenza di pitture rupestri è riconducibile ad una simbologia cultuale, la stessa piccola cavità e la buca nella roccia (che stranamente contiene esattamente il fondoschiena di una persona non molto alta seduta a terra) potrebbero essere altri elementi di una ritualità a noi certamente sconosciuta, ma non molto diversa da espressioni popolari di culti sincretici in cui la litoterapia di cui ancora oggi si rinviene traccia in molti paesi del meridione.
Un po' discosta sulla sinistra una figura realizzata con segni di colore nero, rappresenta due pesci in verticale, i cui tratti sono in parte svaniti, mentre evidentissima è la pinna posteriore.
La ricognizione è stata condotta insieme al Dott. Tommaso Mattioli dell' Università agli Studi di Perugia, Dipartimento Uomo e Territorio, che ne ha portato a termine i rilievi preliminari, nel contesto di una ricerca di più ampio respiro che questa Università sta conducendo per una mappatura dei siti di arte rupestre in centro Italia.
Giancarlo Guzzardi 2007 - © diritti riservati
Per approfondimenti:
Visita il sito di arte rupestre dell'Appennino