Archeo
Cenni di preistoria in Abruzzo
clicca le miniature per altri argomenti
Tre sono le fasi tipiche della preistoria italiana che derivano il nome da alcune località abruzzesi: la Bertoniana del paleolitico superiore, da Montebello di Bertona (Pe); quella di Ripoli del neolitico, da Ripoli (Te); quella di Ortucchio dell'età del bronzo, da Ortucchio (Aq).
Abbraccia gran parte dell'era quaternaria (più di un milione di anni)
comprendendo quindi numerose variazioni climatiche.
In quest'epoca vissero animali come l'elephas meridionalis di cui un esemplare
fu rinvenuto nei pressi
di Scoppito (Aq), e il rhinoceros etruscus.
Gli utensili afferibili a questo periodo appartengono all'industria litica, cioè di pietra.
Dalla forma di
grossa mandorla, scheggiati su due facce, venivano usati come utensili e per
pugnali e punte di lancia.
A quest'epoca risalgono anche le prime tracce della presenza umana nella regione
abruzzese, con il ritrovamento sulla Majella dei resti di "Homo erectus",
risalenti a circa 700.000 anni fa.
Interessanti reperti provengono da Madonna del Freddo, presso Chieti, dalla val
Vibrata, nel teramano; dalla località Le Svolte presso
Popoli (Pe); dalla valle Giumentina nel comune di Caramanico (Pe), lungo il
fiume Foro e dall'altopiano delle Cinquemiglia.
Iniziato verso
l'ultima parte del Pleistocene, dura circa 200.000 anni e si pone a cavallo tra l'ultimo
periodo temperato e la prima parte dell'ultima
glaciazione. Coincide con la comparsa dell'Homo di Neanderthal.
A quest'epoca la fauna già presente si compone di altri mammiferi come l'equus
caballus, il bison priscus, il cervus elaphus, l'ursus spelaeus.
Tracce del paleolitico medio in Abruzzo sono state scoperte nella grotta dei Mandroni,
nei pressi di Serramonacesca (Pe), nei dintorni di Campo di Giove (Aq) e nella
grotta dei Piccioni a Bolognano.
Inizia nella seconda fase della glaciazione Wurm, verso il 35.000 a.C. e termina verso
l' 8.000 a.C. Compare l'Homo Sapiens
Sapiens.
Il clima è caratterizzato da lunghi periodi secchi e dalla conseguente
diradazione
delle mandrie di grandi mammiferi: cavalli, buoi, bisonti, renne, e frequenti
anche il leone, il mammut, il rinoceronte, l'ursus
spelaeus; selvaggina che l'Homo Sapiens Sapiens si era specializzato
nel cacciare.
Decisivo in questo periodo il perfezionamento dell'industria litica, che ottiene dalla
selce piccole schegge per coltelli,
raschiatoi, bulini. Si diffonde anche la lavorazione dell'osso, del corno,
dell'avorio.
In questa fase del paleolitico superiore, l'uomo abruzzese vive soprattutto di
caccia, spostandosi dietro le migrazioni stagionali delle grandi prede lungo le
valli dei maggiori fiumi (Pescara, Sangro).
Prendono vita le espressioni artistiche attraverso la produzione di oggetti intagliati, pitture e incisioni rupestri
sulle pareti delle grotte.
Presso Montebello di Bertona (Pe) sono state ritrovate tracce d'un accampamento
risalente a circa 13.000 anni fa, con caratteristiche litiche così particolari
da dare il nome alla cosidetta cultura "bertoniana ". Sempre a Montebello di Bertona, in località Campo delle Piane,
sono state ritrovate tracce di uno stanziamento con capanne di frasche; nella grotta
dei Porci, presso Ortucchio (Aq), è stato rinvenuto il cranio umano del
cosidetto "Uomo del Fucino", risalente a circa 12.600 anni fa.
Ulteriori ritrovamenti sono avvenuti presso la grotta Graziani, a Villetta Barrea
(Aq), altri ancora nel riparo De Pompeis, attiguo all'eremo di San
Bartolomeo presso Roccamorice (Pe). Molti di questi luoghi erano adibiti a vere
e proprie "officine litiche".
Mesolitico
Breve periodo di transizione, durato circa 2000
anni e corrispondente al passaggio dal clima pleistocenico a quello attuale,
temperato, con fasi di aridità persistente.
Il pleistocene, corrispondente al primo periodo del quaternario, è
caratterizzato dal verificarsi di grandi glaciazioni. Sulla catena alpina e in
misura minore sugli Appennini, enormi
lingue glaciali
scendevano fino a ricoprire le vallate pedemontane. La desertificazione di vaste aree della terra, provocherà
in seguito il diradarsi delle grandi mandrie di erbivori ed obbliga l'uomo a
divenire stanziale, a passare dalla caccia in gruppo a prede di grande dimensioni, alla
pesca e alla caccia di animali di piccola taglia.
Non più soggetto a grandi spostamenti stagionali per predare, in
crisi culturale ed alimentare, l'Uomo arriverà lentamente
all'agricoltura e all'allevamento di animali domestici.
Di questa epoca vari ritrovamenti sono stati fatti nelle grotte intorno al bacino
del lago Fucino.
Questo periodo che deriva il nome da un modo nuovo di lavorare la pietra,
caratterizzato da strumenti, armi ed utensili sempre più accurati e rifiniti,
compare in Abruzzo circa 6.500 anni fa.
Caccia e raccolta di frutti sono ormai soppiantati dall'agricoltura
e dall'allevamento del bestiame, in particolare ovini, bovini, maiali, volatili.
A questo periodo risalgono momenti cruciali nella storia dell'Uomo:
l'invenzione della ruota, l'aratro, la ceramica, la tessitura.
I trasporti attraverso il mare e le vie d'acqua, laghi e fiumi, consentiranno lo
scambio di prodotti tra popolazioni e quindi di cultura.
Gli stanziamenti abitativi resteranno concentrati in collina o in prossimità dei
corsi d'acqua, essendo il fondo valle ancora occupato da vaste zone d'acqua,
paludoso e malsano.
Il primo periodo di questa cultura stanziale prenderà il nome di "cultura
della ceramica impressa ", contraddistinta dal tipo di decorazione impressa,
appunto, sulla superficie cruda
dell'argilla con semplici strumenti come bordi di conchiglia o bastoncini.
Per l'Abruzzo, nella Val Vibrata, in particolare nelle zone di Corropoli,
Controguerra e Colonnella, sono venuti alla luce oggetti vari come asce, frecce,
punteruoli, in pietra, corno, osso, argilla.
Fondi di capanne profondamente scavati nel terreno, risalenti a circa 6.500 anni
fa, sono stati scoperti nel villaggio Leopardi, presso Penne (Pe); un villaggio
di capanne, in località Fonte Rossi di Lama dei Peligni (Ch), ha restituito lo
scheletro del cosiddetto "Uomo della Maiella".
Al periodo della ceramica impressa segue quello della "ceramica dipinta", che in
Abruzzo prende il nome di "cultura
di Catignano", dalla località dove si ebbe il primo ritrovamento di ceramica
dipinta a bande rosse con decori in nero, di fattura più raffinata rispetto alle
precedenti, con superficie lucida,
color cuoio e di buona cottura.
Il tipo di ceramica, prodotta con la stessa argilla, ha fatto dedurre un'evoluzione
delle stesse popolazioni, più che l'apporto di elementi estranei.
Un secondo sito di questa cultura si è scoperto a Villa Badessa (Pe); ha
restituito due sepolture di grande importanza, con corredi di vasi appartenenti
sia alla cultura di Catignano che a quella di Ripoli, quindi uno stato di
transizione tra culture.
Quest'ultima si è sviluppata nell'arco di tempo che va tra i 6.200 ed i 5.600 anni
fa.
In Abruzzo si ha dunque un periodo neolitico con caratteristiche
proprie, che lo distinguono dalle altre culture coeve e che prende il nome di
"cultura di Ripoli ", dalla località dove si scoprirono i primi resti
di un villaggio.
L'uomo di Ripoli, dedito all'agricoltura, sicuramente praticava sacrifici umani per
ingraziarsi la fertilità della terra. A sostegno di questa tesi vi sono stati
una serie di ritrovamenti, come quello nella grotta dei Piccioni, presso Bolognano (Pe).
In loco sono stati rinvenuti una serie di "circoli", delimitati da ciottoli;
probabilmente sepolcri di fanciulli vittime di sacrifici propiziatori.
Un'importante ritrovamento, fatto in un sito nei pressi Fossacesia (Pe), segna
la decadenza di questa cultura e i sintomi di un'ulteriore grande cambiamento
nello stile di vita umano. In questo villaggio infatti sono stati rinvenuti
semplici utensili di rame, metallo prima sconosciuto, probabilmente arrivato
dall'esterno in seguito all'emigrazione di popolazioni provenienti dai balcani e
dall'aria mediorientale.
La cultura di Ripoli abbraccia un arco temporale che
va dal 3.600 a.C. al 2.200 a.C., epoca in cui si conclude l'età della pietra ed
inizia quella dei metalli. In questo stesso lasso di tempo in Mesopotamia ed in Egitto l'uomo inventa la
scrittura.
Età del rame (eneolitico)
Gli uomini della
cultura di Ripoli subiscono l'infiltrazione di popolazioni esterne che
praticano la pastorizia e introducono strumenti in
rame.
E' un periodo di transizione che mostra grande mobilità e intensità di
scambi "commerciali" e culturali. I resti della precedente popolazione agricola, andrà a formare
l'etnia "italica", caratterizzata da un'economia di tipo misto agricolo-pastorale.
Ritrovamenti eneolitici sono stati fatti nella grotta della Punta, nel Fucino; nella grotta dei Piccioni e
in una
necropoli presso la "grotta di Assergi" (Aq).
Nell'Europa occidentale si sviluppa nel II millennio a.C. Corrisponde al periodo
in cui l'uomo riesce a produrre e a lavorare il bronzo, lega di rame e stagno.
L'Italia di questo periodo presenta aspetti
culturali peculiari nelle varie regioni, quali la "cultura delle
palafitte" nel nord italia, "appenninica" lunga
la penisola e le "culture isolane" specialmente in Sicilia. In generale caccia e pesca riacquistano
spazio rispetto all'agricoltura.
In Abruzzo la prima età del bronzo inizia con la cultura protoappenninica,
di cui sono state scoperte due capanne ed una sepoltura contigua nei pressi
di Torre de' Passeri (Pe).
Tra i manufatti metallici importanti sono i pugnali triangolari ritrovati a Loreto Aprutino (Pe),
le asce di Capestrano (Aq) e di Alanno (Pe).
Segue poi la cultura appenninica e subappenninica, tipica delle popolazioni
dedite alla pastorizia transumante lungo gli Appennini, soprattutto nella zona
del Fucino, in particolare Collelongo (Aq) ed Ortucchio (Aq). Sono state
ritrovate numerose armi tra le quali pugnali, spade, coltelli, lance; ed oggetti
ornamentali, sempre in bronzo, come spilloni e fibule.
La prima cultura appenninica in Abruzzo è databile tra il 1.400 e il 1.300 a.C.;
ma non soppianta del tutto le culture preesistenti e, in alcuni casi, persistono
enclave di culture neolitiche ed eneolitiche.
E' caratterizzata da una prevalenza della pastorizia sull'agricoltura e dalla
ceramica nera, abbastanza raffinata, con incisioni ed intagli prodotte sul vaso
non ancora cotto.
Da questa deriva la cultura subappenninica, con prevalenza dell'agricoltura
sulla pastorizia, che dura fino al periodo protovillanoviano, tra l'XI e l'VIII
secolo a.C..
Un grande villaggio appartenente a queste due fasi, si trova a Madonna degli
Angeli di
Tocco Casauria.
I resti di fauna testimoniano un'attività di allevamento del bestiame parallelo
ad una significativa attività di caccia. Compare per la prima volta il cavallo, scomparso dalla regione 11 mila anni prima
e la Valle Peligna diverrà in seguito la fucina della cavalleria italico-romana.
Con questa cultura si ritiene conclusa la Preistoria e si entra nella
Protostoria, nell'età del ferro o "italica".
Corrisponde all'epoca
in cui l'uomo riesce a lavorare e ad usare il ferro.
In Italia, a partire dalla prima metà del I millennio a.C., si distinguono vari
aspetti culturali tra cui vanno menzionate la cultura di Golasecca in Lombardia,
di Este in Veneto, villanoviana in Emilia, picena lungo l'Adriatico,
apula in
Puglia, sicula in Sicilia.
In Abruzzo, come in tutta Italia, i ritrovamenti dell'età del ferro sono più che
altro funebri.
Tutte le località più significative, Atri (Te), Loreto Aprutino (Pe), Alfedena (Aq), Capestrano (Aq), confermano con le Marche e in genere con tutta l'Italia
meridionale, l'esclusività quasi totale del rito dell'inumazione, mentre nelle
altre regioni centrali e in quelle settentrionali essa si alterna
all'incinerazione. La tomba è una fossa rettangolare, a forma di cassone, senza fondo, in cui il
cadavere è quasi sempre accompagnato dal suo corredo di vasi, armi, ornamenti.
Vicino Sulmona (Aq) e Corfinio (Aq) numerose tombe sono invece a cripta, cioè a
grotta artificiale.
Nella necropoli di Campovalano (Te) sono state rinvenute le maggiori
testimonianze della cultura dei Piceni che possono ammirarsi nel museo
archeologico della vicina Campli.
Sempre in età del ferro sui Piceni cominciarono ad affermarsi popolazioni
cosiddette italiche, di lingua ed origine indoeuropea, che penetrarono in Italia
tra il II e il I millennio a.C. provenienti dal nord.
Un primo gruppo detto dei Latino-Siculi, fu seguito, a distanza di un millennio, da quello degli Osco-Umbri, comprendente
tra gli altri i Sabini, i Volsci, i Campani, i Sanniti, i Lucani, i Marsi,
i Vestini.
La testimonianza più importante di questo periodo è la statua del
"guerriero di
Capestrano", rinvenuta in località Capodacqua di Capestrano (Aq), una stele
funeraria della seconda metà del VI secolo a.C., raffigurante un guerriero con
armi da offesa e difesa conservata, insieme a moltissimi altri reperti, nel
museo archeologico di Chieti.
© Giancarlo Guzzardi 2006
Per ulteriori approfondimenti complete ed esaustive sono le opere di Antonio M. Radmilli: "Primi uomini in Abruzzo", "La vita in Abruzzo 20.000 anni fà", "I primi agricoltori in Abruzzo".
Visita il sito di arte rupestre dell'Appennino