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Metaponto

e le colonie greche di Calabria

La piana di Sibari e il mare Ionio.

Gli ultimi ritrovamenti archeologici in Calabria confermano la frequentazione delle coste da parte di popolazioni di origine egeo-micenea già a partire dal XII° secolo a.c., in epoca del bronzo.
In effetti ceramiche micenee sono state rinvenute in alcuni siti calabresi, attestando comunque frequentazioni sporadiche di natura non coloniale.

La vera colonizzazione ebbe inizio con l'età del ferro nei primi anni del VIII° secolo a.c. coinvolgendo le classi aristocratiche delle poleis (città) greche in contrasto con i nuovi "tiranni" che tolsero loro gran parte del potere politico e sociale, a vantaggio dei nuovi mercanti arricchitisi grazie alla diffusione della moneta. In effetti gli Ecisti (fondatori ufficiali delle colonie) appartenevano a famiglie aristocratiche, ritenendosi oltretutto discendenti di eroi mitologici (Ercole, Ulisse, Aiace, ecc.) e per questo investiti di un compito divino: assicurare opulenza e autonomia alla propria stirpe. Il famoso santuario di Delfi dedicato al dio Apollo e consultato costantemente dagli Ecisti, dava loro le indicazioni e i consigli sul futuro delle spedizioni.

La scelta del sito da colonizzare era condizionata dalla facilità di approdo marittimo, dalla disponibilità di acqua potabile, alla presenza di grandi pianure, lasciate generalmente libere dagli indigeni che preferivano arroccarsi sulle alture. Agli inizi il confronto tra i nuovi coloni greci e la popolazione indigena non fu certamente pacifico, ma superata una prima fase ostile, la superiorità organizzativa e culturale dei greci prese il sopravvento, portando le due etnie alla convivenza e spesso alla integrazione (questo forse spiegherebbe l'enorme numero di abitanti e guerrieri annoverati sembra da Sibari e Crotone già nel VI° secolo a.c.).

D’altronde l'integrazione avvenne in maniera trasversale interessando le classi sociali aristocratiche degli indigeni, più attratte dalla raffinatezza culturale dei greci, mentre i ceti medio-bassi acquisirono agevolmente le innovazioni tecnologiche e agricole, ma mantennero forti le loro tradizioni.

La trasversalità dell'integrazione e delle alleanze si manifestò anche nel 444 a.c. in occasione del primo grande attacco da parte dei lucani (popolo indigeno abitante le pendici del Pollino) verso una poleis magnogreca, Thourioi (ex Sybaris). In quella occasione alla contrapposizione etnica corrispose anche quella sociale, che vide le aristocrazie urbane schierarsi con i greci, mentre i contadini e gli artigiani furono solidali con i diritti rivendicati dai lucani. Da quel momento le tensioni tra greci e indigeni non si arrestarono più, tanto da provocare, su iniziativa di Crotone e dei suoi alleati Kaulonia e Skylletion, la nascita della lega italiota, con sede presso il santuario di Hera lacinia a Capocolonna.

L'inizio del IV° secolo a.c. sancì l'inizio del declino delle poleis magnogreche, attaccate da Dionisio tiranno di Siracusa che riuscì a conquistare la Calabria meridionale (Locri, Rhegion). Poi le guerre puniche portarono le poleis italiote ad una complessa ed intricata serie di alleanze e ritorsioni fino a quando nel 202 a.c. i romani vincitori su Annibale riorganizzarono tutta la regione, costituendo a loro volta colonie e immettendo genti latine per facilitarne l'integrazione.

Quando giunsero i romani in Calabria, poco restava della grande Grecia, ma l'influsso sul pensiero occidentale era stato ormai fortissimo e determinante. Tra le altre cose i Greci lasciarono sul suolo italico l'introduzione del sistema insediativo urbano (Ippodamo di Mileto), l'introduzione in Italia della moneta e del conio, l'introduzione del diritto scritto (Zaleuco di Locri), la matematica e la filosofia di Pitagora, la medicina di Alcmeone, la letteratura di Erodoto, il mito di Milone, il pluri olimpionico di Crotone. 

Metaponto

Fondata alla metà del VII secolo a.C. da Greci provenienti dall'Acaia, Metaponto divenne una delle più importanti colonie della Magna Grecia nel Mediterraneo. Tra gli ospiti illustri ospitò il filosofo e matematico Pitagora e la sua scuola.

La città antica di Metapontion sorgeva non lontano dal mare ed era in comunicazione con esso tramite un canale. Durante gli scavi archeologici, nella zona nord sono stati messi in luce i templi, mentre a est era situato il quartiere dei vasai.
Nell'area dei templi sono venuti alla luce i ruderi del tempio di Apollo del VII secolo a.C., i resti del tempio di Afrodite e di Atena ed il tempio di Hera che appartiene al IV - V secolo a.C.

La sua ricchezza era principalmente costituita dall'ampio e fertile territorio in cui sorgeva, la pianura delimitata dai fiumi Bradano e Basento, da sempre famosa per la produzione cerealicola (testimoniata anche nel simbolo della spiga sulle monete della città). I periodi di maggiore floridezza per la colonia vanno dalla seconda metà del VI alla prima metà del IV sec a.C., caratterizzati da un imponente sviluppo edilizio. In età romana la città attraversa una fase di decadenza con la riduzione dell'abitato, limitato alla sola zona del Castrum. Il progressivo abbandono del sito viene scandito dalle continue inondazioni dei fiumi che ricoprono la città antica di uno strato alluvionale.

Nell’età del Bronzo le popolazioni locali entrano in contatto con la civiltà micenea, come è possibile constatare dalla presenza di reperti di importazione e di fabbricazione locale. Segue, nell’età del Ferro, il progressivo sviluppo della comunità indigena degli Enotri, con l’affermarsi al suo interno di una élite aristocratica capace di accumulare grosse ricchezze, com'è testimoniato dai corredi funerari rinvenuti, costituiti in massima parte da oggetti bronzei di ornamento personale di alta qualità, insieme a collane in ambra e pasta vitrea e oggetti in avorio che attestano fiorenti scambi commerciali.

La colonizzazione greca è ampiamente testimoniata da reperti provenienti dal santuario dell’Incoronata, risalenti alla prima metà del VIII sec. a.C..

Nella metà del VII sec. a.C. avviene la distruzione del sito dell’Incoronata da parte degli achei, che fondano una colonia a Metaponto come avamposto contro Taranto e successivamente creano una serie di fattorie nell’interno per controllare il territorio adiacente gli insediamenti Enotri. Lo splendore della colonia raggiunge il suo apice nel VI-V sec. a.C., come testimoniano gli splendidi reperti rinvenuti nei tre templi cittadini, consistenti in materiale votivo fittile, terrecotte, ceramica a vernice nera arcaica, un bronzetto arcaico di kriophoros, frammenti di decorazione architettonica raffiguranti una fanciulla con panneggio dipinto, un arciere in calcare dal tempio di Apollo, sime laterali con grondaie a testa leonina e meandri dallo stesso tempio, una lastra di rivestimento con scena di matrimonio sacro tra divinità su un carretto trainato da muli, un modellino di tempietto in calcare.

L’occupazione romana del III sec. a.C., infine, è testimoniata da ceramiche grigie ellenistiche, quelle sigillate romane e africane, quelle tardoimperiali prodotte in Asia Minore.

            Il Parco Archeologico, comprende oggi i resti monumentali del'area sacra e dell'adiacente agorà. L'area sacra racchiude quattro templi: il più antico dedicato ad Atena, fondato all'inizio del VI sec. a.C.; i templi di Apollo e di Hera realizzati nel 570 a.C., tutti in stile dorico. Intorno al 470 a.C. venne edificato il monumentale tempio ionico dedicato ad Afrodite.

In situ sono visibili i tentativi di ricostruzione della fronte orientale del tempio di Apollo, relativa alle colonne, ai capitelli e all'architrave. Davanti all'ingresso dei templi, ad est vi sono i resti degli altari, oltre a basi, iscrizioni ed elementi votivi. A sud, adiacenti ad uno degli assi viari (plateiai) est-ovest, si sviluppano un ampio portico e una serie di ambienti. Ad est, il muro di recinzione dell'area sacra (temenos) separa il santuario dalla piazza pubblica (agorà), in cui si erge l'impianto teatrale risalente alla metà del IV secolo a.C., con i resti di precedenti edifici per pubbliche riunioni a pianta circolare (ekklesiasterion, VI - V sec. a.C.). Alle spalle del teatro si nota l'altare con dedica a Zeus Agoraios, mentre verso sud vi è un recinto sacro a pianta trapezoidale risalente al V secolo a.C., all'interno del quale vi sono i resti di due strutture.

L'analisi delle fonti antiche permette di identificare con molta verosimiglianza tutto il complesso nel luogo deputato alla predizione e alla religiosità misterica (manteion), dove i Metapontini dedicarono un alloro di bronzo in seguito alla visita dello sciamano Aristeas.
L'impianto urbano è delimitato da un imponente circuito murario risalente al VI secolo a.C., rimaneggiato nel IV secolo a.C. e caratterizzato da una serie di ingressi monumentali.

            Non molto distante dall'area sacra si rinvengono i resti splendidi del tempio detto delle Tavole Palatine, dedicato ad Hera e costruito nel VI secolo a.C., per segnare i confini territoriali dell'antica città achea

Secondo la tradizione, il tempio di Hera è detto delle Tavole Palatine poiché le sue colonne ricorderebbero i sostegni della tavola intorno alla quale si riunivano i cavalieri di Carlo Magno. Dista circa 4 km da Metaponto.

L’edificio, costruito nel 530 a. C., faceva parte di un’area sacra extraurbana connessa con il culto di Hera. In stile dorico, era costituito da sei colonne sui lati corti e dodici sui lunghi; la cella era preceduta dal pronaos e munita di un adyton (parte interna inaccessibile). Le colonne esterne appaiono slanciate; alcune decorazioni lo fanno somigliare alla Basilica di Paestum. Poco distante dal tempio sono i resti di un altare più antico che, insieme ad altri elementi, fanno supporre l’utilizzazione dell’area in tempi precedenti l’edificazione del tempio stesso.

Il tempio, sorgeva in prossimità di una sorgente sacralizzata, secondo una tradizione diffusa in tutto il mondo greco. Nell'area del santuario sono stati rinvenuti numerosi frammenti relativi ad una complessa decorazione architettonica policroma in terracotta, che presentava, tra l'altro, gocciolatoi a testa leonina. Stipi votive con statuette di divinità greca e ceramiche, utilizzate durante le cerimonie sacre, testimoniano inoltre le modalità di espressione del culto.

            A Capocolonna, a 12 km a sud della città di Crotone (l'antica Kroton), sorgeva un grandioso tempio costruito nel VI-V sec. a .C. in onore della dea Hera Lacinia. I romani per meglio conservarlo vi aggiunsero il reticulatum, oggi chiaramente visibile. Di quel tempio oggi rimane una sola colonna, che dà il nome al promontorio sul quale sorge e crea un elemento di grande suggestione sul lembo di terra affacciato sul mare. Qui affiorano inoltre alcuni ruderi del basamento, del reticulatum romano, della via sacra e alcuni resti di edifici romani sorti intorno al santuario.
 

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Il tempio di Hera Lacinia o Tavole palatine     Il tempio di Hera Lacinia o Tavole palatine     Il tempio di Hera Lacinia o Tavole palatine

Perimetro del tempio di Afrodite con l'area dell'altare     L'area e i resti del Tempio di Hera     Ricostruzione del fronte orientale del Tempio di Afrodite

Trave, capitelli e pilastri in stile dorico, del Tempio di Apollo     Particolare delle decorazioni della colonna e del capitello in stile Ionico.     Ricostruzione grafica della veduta d'insieme dell'area sacra con i quattro templi.

Il Teatro     Resti del reticolatum romano nel tempio di Hera Lacinia a Capocolonna

 
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